L’etica della necessità: Montegrano e la morale del familismo amorale

23.04.2025

 In un piccolo paese del Sud Italia, la morale quotidiana non nasce dalla coscienza o da ideali universali, ma da esigenze concrete di sopravvivenza, paura e protezione familiare.  

Inauguriamo oggi una nuova sezione in cui tratteremo uno dei libri simbolo degli studi antropologici sul Sud Italia: Le basi morali di una società arretrata di E. Banfield. L'autore statunitense per il suo libro ha svolto studi e ricerche su un piccolo villaggio della Basilicata che nel libro è chiamato con lo pseudonimo "Montegrano" ma che in realtà è riconoscibile nel borgo di Chiaromonte. Questo libro diverrà per tutti i sociologi e gli antropologi un importante risorsa, dalla quale attingeranno in molti, anche grazie al termine da lui coniato di FAMILISMO MORALE. A questo autore abbiamo deciso di dedicare circa quattro articoli, andando a focalizzarci in particolare sui capitoli da 4 a 8. 

In questo primo articolo troverete un analisi del capitolo 4.

"Come si comportano gli uomini e come dovrebbero comportarsi sono due cose diverse."

Questa frase introduce il nodo centrale della cultura morale di Montegrano, un borgo del Sud Italia: la frattura tra etica ideale e comportamento reale. In questo contesto, ciò che è "giusto" non è guidato da principi astratti, ma da ciò che è necessario per sopravvivere. Qui l'etica è pragmatica, costruita sul dovere verso la propria famiglia, anche a scapito degli altri.

Una morale della necessità

La vita quotidiana a Montegrano ruota intorno alla sopravvivenza. In un'economia povera e instabile, l'obbligo morale principale è verso la famiglia. Questo porta gli individui a privilegiare ciò che è utile, anche se scorretto, e a guardare con sospetto il prossimo. La solidarietà comunitaria è debole, mentre la protezione del nucleo familiare diventa l'unico imperativo etico.

La religione come contratto

La religione cattolica non è vissuta come via spirituale, ma come una relazione contrattuale con il divino. Dio, percepito come capriccioso e lontano, è oggetto di scambi simbolici: candele, messe, voti in cambio di protezione. I santi, più "accessibili", diventano i veri interlocutori della fede, ma anch'essi sono temuti più che amati. La religione non ispira virtù: serve a ottenere sicurezza.

Il concetto di "persona buona"

A Montegrano, una "brava persona" è semplicemente qualcuno che non è una minaccia. L'etica è ridotta all'innocuità: chi non seduce, non ruba, non disturba è considerato buono. La moralità non è una questione di giustizia o altruismo, ma di evitare il conflitto. L'efficacia nel proteggere i propri cari è più importante dell'onestà, e il giudizio morale dipende dall'utilità che una persona rappresenta per la propria famiglia.

La paura come unico freno

In mancanza di una coscienza interiore, l'autocontrollo deriva solo dal timore della legge o dell'opinione pubblica. Le punizioni fisiche sono comuni, anche verso i bambini, e la colpa è spesso esternalizzata. Chi sbaglia non si sente cattivo, ma solo sfortunato per essere stato scoperto. La morale nasce dalla paura, non dal senso del dovere.

Il controllo sulla sessualità femminile

La castità femminile è una preoccupazione ossessiva, non perché sia un valore in sé, ma perché la sua violazione rappresenterebbe un'onta per la famiglia. Le donne devono essere sorvegliate, punite, contenute. L'onore familiare è più importante della libertà individuale. La sessualità, soprattutto quella femminile, è vista come una minaccia costante da reprimere.

La morte come angoscia fondamentale

Per i bambini di Montegrano, la perdita dei genitori non è solo un trauma affettivo, ma un vero pericolo esistenziale. In una società priva di reti di protezione, rimanere orfani equivale a essere abbandonati alla strada. La famiglia nucleare diventa così l'unica fonte di sicurezza e affetto, rafforzando un attaccamento viscerale che esclude ogni altra forma di solidarietà.

Educazione tra carezze e schiaffi

L'educazione familiare è contraddittoria: coccole e punizioni si alternano senza coerenza. I bambini imparano a temere l'autorità, non a sviluppare un senso etico. Le percosse sono ritenute necessarie per "correggere" i giovani, e l'infanzia è segnata da un clima emotivamente instabile. L'idea di una morale coerente e interiorizzata è assente.

Il mito di Pinocchio come specchio educativo

La figura del bambino disobbediente, del padre che punisce e perdona, e della madre che soffre, richiama il mito di Pinocchio. Questo modello riflette perfettamente l'educazione montegranese: il figlio è visto come potenzialmente deviante e la redenzione arriva solo dopo il dolore. L'adulto resta figlio, segnato dalla colpa e dal bisogno di approvazione.

La famiglia come unico valore sacro

A Montegrano, nulla è sacro tranne la famiglia. Lo Stato, la religione, la comunità esistono solo in funzione del nucleo familiare. Questo "familismo amorale" giustifica ogni azione se compiuta a vantaggio dei propri cari. Il bene comune non è considerato, e l'etica pubblica viene subordinata alla lealtà privata.

Una società chiusa e diffidente

La mancanza di fiducia rende i rapporti sociali fragili. Il sospetto, il pettegolezzo e la vendetta sono strumenti diffusi per regolare i conflitti. Nessuno si fida dello Stato, visto come forza estranea e repressiva. La giustizia è temuta, non condivisa. Il potere è vissuto come arbitrario, e l'idea di collaborazione sociale è pressoché assente.

L'etica dell'adattamento

A guidare l'azione non è un principio morale, ma il calcolo del vantaggio. In un mondo instabile e povero, ciò che conta è sopravvivere e proteggere la propria cerchia. È un sistema etico segnato dalla paura, dal bisogno e dalla solitudine, che limita lo sviluppo di una vera cittadinanza e della fiducia reciproca.


L'etica di Montegrano, pur radicata in una logica comprensibile di protezione e necessità, mostra i limiti di una morale chiusa nella famiglia e incapace di generare fiducia sociale. È un mondo in cui il bene non è ciò che unisce, ma ciò che protegge: un'etica della sopravvivenza, dove la coscienza è sostituita dalla paura e la virtù, dalla prudenza. 



Vi ringraziamo per l'attenzione e come sempre vi aspettiamo al prossimo articolo!

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Scritto da Anna Elisa Policastro. 


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